QUELLA SVISTA NEL CODICE
Per chi porta gli occhiali da vista prendere la patente nautica o rinnovarla se scaduta è diventato da qualche tempo un'impresa ardua.
A precludere la possibilità di condurre una barca a miopi, presbiti e astigmatici, anche se con pochi gradi di correzione, è una norma inserita nel Regolamento del Codice del Diporto del 2008, che ha cambiato i "requisiti visivi" necessari per essere ammessi agli esami per la patente nautica.
Oltre a richiedere agli interessati una vista complessiva (ovvero composta dalla somma dei valori di misura dei due occhi) non inferiore a 10/10, misurata anche con eventuali lenti di correzione, la disposizione prevede infatti "un'acutezza visiva naturale non inferiore al limite di 3/10 nell'occhi migliore". Sembra nulla, ma in realtà questo requisito, difficile da trovare in altri settori, impone di avere una buona vista senza l'ausilio di occhiali. A occhio nudo, infatti, bisogna riuscire a leggere almeno la terza riga dell'ottotipo,
quel tabellone luminoso con raffigurante lettere e simboli di cui si serve l'ottico o l'oculista per controllare il campo visivo.
Il problema è che basta un piccolo difetto, corretto per esempio con lenti di una diottria, perchè la terza riga risulti impossibile da distinguere con nitidezza. Soprattutto in caso di miopia, deficit della vista molto diffuso (in Italia interessa oltre 10 milioni di persone) che, anche se di modesta entità, rende sfocate le immagini lontane. Un piccolo disagio che è facilmente risolvibile con gli occhiali o le lenti a contatto, ma che sembra essere invalidante per chi intende mettersi al timone.
Questa anomala prescrizione che impone di avere occhi perfetti a chi si avventura per mare, all'indomani dell'approvazione del Regolamento del Codice del Diporto era passata quasi inosservata. Ciò anche grazie alle perplessità con la quale era stata accolta da molti medici che effettuavano gli esami di idoneità fisica, che all'inizio non ne tenevano conto perchè pensavano fosse dovuta a un errore del legislatore.
Ma con il passare del tempo, in assenza di chiarimenti normativi, la norma è stata applicata via via con sempre maggiore rigore provocando non solo una discriminazione nella selezione dei candidati alla patente nautica a svantaggio di chi porta gli occhiali, ma anche ripercussioni su coloro che già in possesso dell'abilitazione si sono visti negare il rinnovo del documento perchè non sono riusciti a superare la visita medica.
Persone che posiedono una barca da anni impossibilitate a mettersi al timone, insegnanti di vela, skipper e regatanti fermi a terra perchè portano gli occhiali. Un problema, questo, che molti sono riusciti a superare solo con pellegrinaggi da un medico all'altro fino a trovare quello "tollerante". La soluzione all'italiana.
Resta il fatto di una situazione anomala e di una norma vessatoria che non trova giustificazioni, anche alla luce di quanto è previsto in altri settori. Come nel caso della patente per condurre gli autoveicoli, dove per accedere agli esami i requisiti visivi prevedono un'acutezza della vista non inferiore a 10/10 complessivi, misurati se occorre con gli occhiali. Ma anche per chi vuole mettersi alla guida di camion, pullman o autoarticolati (patente C e D) la legge prevede solo un visus di 14/10 complessivi (ovvero ottenuto sommando i valori delle misurazioni di entrambi gli occhi), ma sempre con l'ausilio di occhiali o lenti, se necessario. Condurre una barca, evidentemente, è considerata un'attività molto più pericolosa.
La stessa indulgenza visiva però la legge la accorda anche a categorie di persone per le quali una buona vista è direttamente funzionale alla sicurezza propria e altrui. Per il porto d'armi per la caccia, per esempio, si chiede agli interessati solo un visus complessivo di almeno 8/10 corretto con occhiali, mentre per passeggiare con la pistola nella fondina (porto d'armi libero) è sufficiente avere 10/10 di vista complessivi ed è ammessa la correzione con lenti fino a 10 diottrie. Perfino per pilotare un aereo privato le norme sono meno rigide rispetto al diporto e richiedono agli aviatori solo una vista di 9/10 anche con correzione di lenti. Stare al timone di una barca, insomma è diventata un'attività che richiede la vista di un cecchino o di un pilota top gun.
Un'esigenza sorta all'improvviso. Nella precedente legge del 1997 che disciplinava le patenti nautiche, infatti, non era previsto alcun limite visivo per accedere agli esami. Era sufficiente dimostrare di avere "un normale campo visivo" anche con correzione di occhiali o di lenti a contatto. Una "lacuna" che si è deciso di colmare con il Regolamento del Codice del diporto, evidentemente in modo sproporzionato.
Sembra che gli estensori materiali della bislacca disposizione siano stati i funzionari del ministero della Salute, mentre il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, competente in materia di diporto, ha poi varato la legge senza troppe verifiche in proposito.
Tuttavia le proteste delle tante persone dichiarate non idonee ai test visivi che in questi ultimi mesi sono arrivate ai periodici di settore e sono comparse su molti blog e nei forum di internet, hanno raggiunto anche le stanze ministeriali.
Pare ci sia da tempo al lavoro una commissione di esperti incaricata di risolvere i tanti problemi causati dalle nuove norme sulle patenti nautiche tra i quali quella dei requisiti sulla vista. I tempi però si prevedono lunghi.
I diportisti possono aspettare.
Articolo tratto dalla rivista “Bolina”.