IL MAR DEI SARGASSI

 

Al largo delle coste del Messico, nel mezzo dell'Atlantico settentrionale, là dove un ramo della Corrente del Golfo, dopo aver lambito le coste delle Antille ripiega su se stesso, c'è un'area di calma di mare chiamata Mar dei Sargassi.

Il Mar dei Sargassi fu scoperto il 16 settembre 1492 da Cristoforo Colombo nel primo viaggio verso le Americhe, quando ormai si trovava a 1600 Km dalle Canarie. Vedendo le caravelle navigare "in mezzo a chiazze marine verdissime" pensò di trovarsi in vicinanza della terra e a lungo scandagliò il fondo senza trovarlo pur usando una sagola lunga 200 braccia. Pochi giorni dopo "le erbe erano talmente fitte che il mare pareva coagulato", ma a Ovest del 72° meridiano le "erbe" cessarono.

La presenza di alghe tipicamente costiere, come sono appunto i Sargassi, nel bel mezzo dell'oceano, colpì a lungo la fantasia e la curiosità degli scienziati i quali supponevano che queste provenissero da bassi fondali o addirittura fossero i residui di formazione litoranee della scomparsa di Atlantide.

Ma ricerche successive "smitizzarono" questo mare, il quale peraltro costituisce un ambiente del tutto peculiare.

Esteso dai 20° ai 35° di Lat. Nord e dai 40° ai 75° di Long. Ovest, forma un'ampia ellisse di più di 4 milioni di kmq. Le sue acque presentano temperatura sempre elevata con 20°-25° C durante l'inverno e 25°-28° C in estate. La salinità è superiore al 37-38%. Eccezionale la trasparenza che può giungere fino a 120 m, indice però di acque povere di sali nutritivi e pertanto di plancton. La caratteristica principale è data dalla presenza di numerose Alghe brune dell'ordine delle Fucales, appartenenti al genere Saragassum.

Tale nome deriva dal portoghese Sargaco, che vuol dice acino d'uva e, infatti i Sargassi sono mantenuti a galla da vescichette che assomigliano appunto a dei chicchi d'uva.

Le specie tipiche di questo mare sono Sargassum natans e Sargassum hystrix. Queste specie hanno la particolarità di riprodursi per via agamica: infatti, non avendo a disposizione un substrato atto a recepire i loro prodotti sessuali, non hanno altra possibilità di riproduzione. In un ambiente così stabile, in cui salinità e temperatura presentano scarse fluttuazioni e il mare è sempre calmo, i Sargassi crescono continuamente a dismisura formando dei talli lunghi dai 100 ai 200 m e degli ammassi galleggianti che nel complesso raggiungono pesi astronomici.

Secondo lo scienziato americano Pratt, in tutto il Mar dei Sargassi ci sarebbero dai 4 agli 11 milioni di tonnellate di alghe: tuttavia, non creano particolari difficoltà per la navigazione, in quanto gli ammassi sono distanziati gli uni dagli altri con tratti di mare liberi in mezzo.

Crescendo continuamente, queste alghe sarebbero pressoché immortali e molti ritengono siano ancora in pieno sviluppo quelle che erano presenti quando Cristoforo Colombo attraversò per la prima volta il Mar dei Sargassi. In effetti, col passare del tempo, il numero delle vescichette gassose presenti nel tallo diminuisce, per cui le alghe vecchie non sostenute più a galla, andrebbero al di sotto della zona di luce, estinguendosi.

Sargassi galleggianti, sia pur non così abbondanti come quelli dell'Atlantico settentrionale, si trovano anche in altri oceani

La fauna associata a queste alghe è piuttosto caratteristica anche se povera di specie: infatti, pochi animali riescono ad adattarsi al compromesso tra vita pelagica e vita bentonica.

L'aspetto più tipico è dato da un accentuato mimetismo, per cui molti animali, soprattutto pesci, sembrano essi stessi delle alghe. Il piccolo pesce rospo Antennarius marmoratus, difficilmente si può distinguere dalle alghe su cui vive con la sua bianca livrea macchiata di bruno e le pinne e altre appendici tutte frastagliate. Come anche la singolare livrea di Syngnatus pelagicus fa sì che questo curioso pesce-ago si confonda facilmente con i Sargassi tra cui vive. Tra l'altro questo pesce ha l'abitudine di lasciarsi cullare dalle onde assumendo l'aspetto di un filo d'alga mosso dall'acqua.

L'antennario, che appartiene allo stesso gruppo della nostra rana pescatrice, presenta pinne che si allargano all'estremità assumendo l'aspetto di zampe palmate che gli permettono di camminare sui grovigli di alghe. Le femmine poi, mediante queste zampe, si fabbricano caratteristici nidi galleggianti con alghe intrecciate e "incollate" dal muco che riveste completamente il loro corpo. Dentro questi nidi depongono le uova che vengono poi fecondate dal maschio.

Sulle lamine fogliacee dei Sargassi vive una tipica fauna epifita costituita da Idrozoi, Briozoi e Lepadi: strani crostacei con la presenza di un peduncolo formato dalle antenne e da placche calcaree biancastre.

Piccoli molluschi come Patina e Lepeta aderiscono ai Sargassi come le patelle sugli scogli. Scivolano fra le fronde i variopinti Nudibranchi, i Policheti e Planes Minutus, un granchiolino anch'esso simile alle alghe.Sulla pellicola superficiale dei tratti di mare liberi dalle alghe, cammina l'unico insetto propriamente marino l'Halobates, lungo circa 4 mm, è una specie di cimice. simile alle Gerridi, che vediamo "pattinare" sugli stagni d'acqua.

Ma un altro importante fenomeno rende estremamente interessante questo mare. Come ormai è noto a tutti, esso è la tomba e la culla delle anguille europee e americane.

L'anguilla, un pesce Apode, noto a tutti i buongustai, a lungo tenne segrete le sue origini, tanto che nei tempi antichi si pensava che essa nascesse per generazione spontanea dal fango!

In effetti nessuno aveva mai visto le anguille deporre le uova. Il primo passo nella risoluzione del problema fu compiuto dal tedesco Kauf che nel 1846 scoprì in mare un piccolo pesce nastriforme, dal capo minuto che chiamò Leptocephalus. Per molto tempo questo pesciolino venne ignorato fin quando nel 1896 il nostro G.B.Grassi scoprì che i Leptocefali crescendo mutavano aspetto e si trasformavano in cieche, cioè in quelle forme larvali che si trovano in primavera alle foci dei fiumi e che poi si sviluppano in giovani anguille. La fase preliminare della scoperta era compiuta. Fu la volta allora del danese Schmidt che per risolvere il problema del luogo di nascita per 15 anni dal 1906, rastrellò il mare in lungo e in largo dalla Manica alla Baia di Chesapeake, dalla Groelandia a Porto Rico.

Confrontando gli esemplari raccolti vide che via via che si allontanava dalle coste europee verso Ovest le anguille diventavano più piccole e lo stesso si verificava per la costa americana e finalmente, raccogliendo i primi stadi pre-larvali di 5-6 mm di lunghezza in una zona a Nord Est di Saint Thomas e a Sud Est delle Bermuda, cioè in corrispondenza del Mar dei Sargassi, annunciò che questo era il luogo di nascita delle anguille.

Un fatto estremamente interessante è che le anguille americane che per giungere alle foci dei loro fiumi impiegano meno tempo, hanno un periodo larvale più corto dell'anguilla europea. La prima infatti impiega un anno, mentre la specie europea tre anni.

Giunte nei fiumi le anguille crescono rapidamente e alla maturità sessuale, durante l'inverno, lasceranno le loro acque tranquille per ritornare al mare.