UNA PROTEZIONE DI SPESSORE

 

 

 

Evoluzione dei parabordi dalla corda all'Eva

 

 

                                                       

 

 

Apprezzati in porto per la loro irrinunciabile protezione almeno nella stessa misura in cui sono detestati in navigazione perché considerati inutili ingombri, i parabordi sono accessori presenti a bordo di ogni imbarcazione. A vederli ciondolare lungo, le murate sembrano tutti uguali, guardiani immutati rispetto al veloce cambiamento delle barche e delle altre attrezzature.

Eppure anche i parabordi hanno avuto una lenta evoluzione, sia nei materiali che nelle forme. La necessità di proteggere lo scafo da urti contro il pontile o la murata della barca ormeggiata a fianco è probabilmente nata insieme alla navigazione.

All'inizio non mancavano soluzioni improvvisate che, contro ogni estetica e buon gusto, contemplavano ogni sorta di contenitore o oggetto utile a creare spessore. Per fortuna la nautica poteva contare su la maestria di tanti artigiani, in grado di realizzare con i cavi dei capolavori di arte marinaresca.

I primi parabordi erano quindi in corda. Si costruivano intrecciando fibre in disuso attorno a un nucleo centrale costituito da una matassa di vecchio cordame o da altri materiali galleggianti fino a formare un cilindro delle dimensioni desiderate e con un occhiello nella parte superiore. Nelle botteghe artigiane si impiegavano invece cavi nuovi, una delle fibre più apprezzate era quella di cocco per la sua resistenza in acqua salata e il costo contenuto.

La rivoluzione dei parabordi è arrivata con i modelli gonfiabili realizzati in pvc, che rimangono tuttora la tipologia più diffusa nella forma cilindrica e sferica poiché ruotando su loro stessi garantiscono massima protezione alle murate anche in caso di movimento dello scafo e minima usura. I principali vantaggi sono costituiti dalla leggerezza e dalla capacità di assorbire gli urti. Inoltre il pvc si dimostra un materiale altamente resistente alle abrasioni. Per garantire lunga vita a questi parabordi basta sciacquarli con acqua dolce e controllarne la pressione, si gonfiano facilmente con una pompa manuale o un compressore.

L'impiego di nuovi materiali plastici sta imprimendo tuttavia un forte cambiamento nelle forme e nell'utilizzo dei parabordi. Oggi si utilizza il poliuretano a cellula chiusa o l'innovativo Eva (Etilin Vinile Acetato), una plastica espansa, anche questa a cellula chiusa, che all'alta resistenza all'usura accoppia grandi capacità meccaniche. Questi materiali, leggeri e indeformabili, essendo anche facili da modellare permettono di realizzare forme nuove, talvolta più efficienti. Una delle più diffuse è quella rettangolare.

L'evoluzione dei parabordi passa anche attraverso una nuova concezione che punta a farli diventare accessori multiuso, utili anche durante la navigazione. Per esempio può essere utilizzato come schienale, materassino prendisole, gradino per salire a bordo o piattaforma galleggiante per fare il bagno.

Per i maxi yacht questi accessori sono diventati integrati allo scafo, con un meccanismo che li gonfia all'istante quando si giunge in banchina e li fa scomparire non appena si lascia il porto.

L'istinto marinaresco, sembra però suggerire che la tradizionale forma cilindrica rimanga ancora quella più funzionale.

 

 

 

 

 

 

 

 Articolo tratto dalla rivista “Bolina ”.